Basterebbe alzare la gamba per fare un passo, è così semplice, eppure non sono del tutto convinto che sia la cosa giusta da fare. Sono combattutto, e ho un po’ di paura. In fondo anche qui non si sta male. Se alzassi la gamba potrei forse perdere l’equilibrio e cadere lungo disteso. Qui non sarà poi il massimo, ma almeno conosco la zona e mi so orientare. Potrei fare un passo e spostarmi, allargare i miei orizzonti, cambiare prospettiva, ma in fondo chi me lo fa fare? Me ne sto qui, tranquillo, ho tutto quello di cui posso aver bisogno. Quella di fare un passo non è una scelta facile, bisogna valutare attentamente i pro e i contro delle decisioni che si prendono. Un passo non è una cosa che si può improvvisare così su due piedi, alla leggera, è una scelta importante. Stare o andare. Statico o cinetico. La stasi ha il suo fascino, la cinesi è tutta un’altra cosa. Chi lascia la via vecchia per la nuova sa cosa perde, ma non sa cosa trova. Chi non risica non rosica. Con i proverbi non si va da nessuna parte, quindi si resta. Resto? C’è un mondo attorno a me che è solo a un passo di distanza. Ci vuole così poco, tensione muscolare, movimento basculatorio, spostare il peso in avanti e via, è fatta.
Camminare, passeggiare muoversi, correre, viaggiare, andare. Andare, sì, ma dove? Perché rischiare? Restare o andare, andare, andare, andare, andare, sì, ma dove? Andare via. Comincio a sospettare che quel via non esista nemmeno. Il mondo si è sempre diviso in due: quelli che stanno e quelli che vanno, io non ho ancora capito da che parte stare. Quelli che vanno hanno scoperto terre nuove, hanno solcato i mari e ci hanno fatto assaggiare sapori che fino a quel momento non avevamo mai neppure immaginati. Quelli che sono rimasti hanno coltivato la terra, fondato città magnifiche, raccolto e conservato i libri nelle biblioteche e hanno selezionato i semi. Quelli che andavano hanno soggiogato popoli e tagliato teste, quelli che stavano hanno dato vita a guerre terribili. Nelle mie vene scorre sangue viandante o sedentario, discendo dai cacciatori nomadi dell’Africa del nord o dagli allevatori mesopotami? La mia casa è di paglia e fango secco o è una yurta di tela e giunco?

Olmo Cerri
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